L’ultima pecora
Prendete un gruppetto di pecore squinternate e dalle differenti personalità (e che si crede un enorme gregge), prendete una delle notti più significative per la storia dell’umanità (non arriveranno mica gli UFO?, qualcuno potrebbe pensare), prendete una irrefrenabile curiosità di sapere che cos’è quella luce abbagliante che è apparsa in cielo (come una cometa, qualcun altro potrebbe dire), mischiate il tutto con una scrittura divertente, ironica, moderna, ed ecco a voi: L’ultima pecora, di Ulrich Hub, illustrazioni di Jörg Mühle e traduzione di Alessandra Valtieri (Lapis editore).
Il tedesco Hub è regista, scrive per il teatro e per un pubblico di giovanissimi lettori, e in Italia è già noto per gli altrettanto divertenti L’arca parte alle otto (Rizzoli), vincitore del Premio Andersen 2011 categoria 9-11 anni, che in Germania uscì nel 2005, e Le volpi non mentono mai (Rizzoli, 2016). Come L’arca, diventato spettacolo teatrale grazie al Teatro del Buratto, anche L’ultima pecora si può prestare a un lavoro di messa in scena.
Il libro è nella terzina Orbil Narrativa 6-10 anni e ha tutti gli ingredienti giusti per essere definito una chicca; sì, perché fa ridere; riesce a coinvolgere anche i più restii alla lettura; le situazioni e i dialoghi delle pecore lasciano dei semi, che matureranno quando sarà il momento giusto; e non c’è morale o moralismo, ma sana ironica osservazione del mondo che sfocia nel puro piacere di leggere.
Ogni pecora ha un suo piccolo momento di “gloria”, perché protagonista di un episodio o di uno scambio di dialoghi, ma alla fine vale la coralità e la collaborazione del gregge, che se prima è imposta dall’obbligo di rispettare le regole dei pastori (senza le quali temono di non poter vivere), poi, preso coraggio e superata la linea di confine, ecco che si spalancano le libere possibilità della conoscenza e dell’avventura. La curiosità non si può fermare mai. [Bianca Belardinelli, Libreria Cuccumeo, Firenze]